Come fare a descrivere una personalità eclettica in una sola parola? Giovanni Re è un caleidoscopio, un vulcano dello scenario artistico contemporaneo.
Oltre ad essere il Community Manager di Roland, società leader in Italia e all’estero e che da circa 30 anni guida l’innovazione nella stampa 3D e nell e alle arti digitali, come modellazione 3D e macchine a controllo numerico per la realizzazione di prototipi , Giovanni Re si occupa di divulgazione culturale e scientifica nell’ambito dell’artigianato digitale, della Visual Communication.
Ma ancora è riduttiva la descrizione della sua attività, in quanto Giovanni Re ha all’attivo centinaia di eventi, corsi di formazione e anche diversi testi e libri.
D’altra parte è questa l’essenza di un artista 4.0, l’approccio a diverse tecniche e attività, ognuna affrontata con una verve a sé, con una propria identità. Il suo motto? Sapere, fare, saper fare, far sapere. Un inno alla crescita personale e alla condivisione.
Noi di Reschimica abbiamo incontrato Giovanni Re nel nostro percorso e vogliamo approfondire la sua conoscenza.
Nessuna delle mie 100 identità prevale sulle altre. Si tratta di aspetti complementari tra loro che consentono di esplorare e sperimentare con fluidità nuove idee rispetto uno schema definito da una singola identità. La parola multipotenziale ti dice niente?
Analizzare innanzitutto la propria personalità, e scoprire i momenti in cui entra nel flusso, quel momento magico in cui il tempo si blocca, l’attimo in cui siamo assorbiti talmente tanto da ciò che facciamo da non notare il suo fluire, o persino da ignorare la fame e i bisogni primari. Se questo momento viene associato ad un altro elemento riusciamo a completare la formula old+old=new, dove faremo qualcosa di innovativo unendo elementi diversi connessi dalla passione.
L’arte ci consente di lasciare un messaggio diretto al mondo senza barriere o legami. Molte volte manca la possibilità di far conoscere la propria arte, ma abbiamo la fortuna di vivere in un momento storico in cui tramite i social e il digitale possiamo vincere l’attenzione di una vasta platea. La soluzione è mostrare la propria arte raccontando non solo l’aspetto finale ma la sua genesi, le sofferenze, le sfide e le vittorie che hanno portato al risultato atteso.
Ho vissuto il digitale come una naturale evoluzione degli strumenti analogici. Al posto del cutter ecco una lama di un plotter da taglio. Al posto della matita una curva di bezier. Al posto della plastilina ecco i modelli 3D. Il vantaggio primario è la funzione “annulla” che non esiste nel mondo reale. Il secondo è la duplicabilità gratuita degli elementi digitali. Il terzo è, senza dubbio, la trasportabilità. Lo svantaggio è derivato a volte da troppi software e dalla complessità di passare da atomi a bit e viceversa.
L’artigiano tecnologico è colui che usa le mani e le tecnologie digitali per raggiungere il suo obiettivo di eccellenza. E’ un abile conoscitore di materiali, di tecniche e di processi. La sua creatività nasce analogica e viene trasportata nel mondo digitale per ottimizzare pezzi unici o microproduzioni, ma quasi mai produzioni di massa.
Ogni mercato oggi può entrare in quello che Chris Andersen ha definito “la coda lunga”. Esistono tante piccole nicchie di appassionati che necessitano di prodotti artigianali unici o personalizzati. In questo caso ci si rivolge ad un mercato globale usando la rete come mezzo di comunicazione e diffusione. L’altra strada vede il “personalizzatore di quartiere” come figura chiave per rispondere ad esigenze locali da esaudire in tempi rapidi. Tecnologie digitali, manualità e creatività consentono a questa figura di poter rispondere alla creazione immediata di una miriade di piccoli lavori.
Il dono è l’elemento chiave per gestire una qualsiasi community. Quando si sperimenta e si trova una soluzione e la si condivide avviene una magia, le persone iniziano ad avere fiducia di te. La fiducia è uno degli elementi che generano la reputazione, si dà vita ad aspetti umanistici che diventano indispensabili in un mondo digitale che ha bisogno dei valori umani per poter progredire.
Quello che devo ancora fare. Non scherzo, quando ho in mente un nuovo progetto ne parlo con energia e fierezza, come se fosse già realizzato. Questa modalità mi consente di andare oltre l’asticella e ricevere feedback ancor prima di iniziare a sviluppare una nuova idea. Fatelo, non ve ne pentirete.
Di sperimentare, miscelare, connettere, non seguire un semplice tutorial ma di andare oltre. Appena ottenuto un risultato inaspettato condividerlo con tutti. La bellezza della condivisione con un gruppo con il quale si condividono le passioni del fare non ha eguali. Iniziate a scrivere, a partecipare attivamente ai progetti, non abbiate paura nel fare le domande. Nessuno è nato imparato e chi ha a cuore la creatività, ha a cuore anche le persone che vogliono capire di più e crescere insieme.